Immagina di avere qualche migliaio di euro sul conto corrente. La banca ti manda un messaggio: “Nuovo libretto di risparmio a interessi crescenti, fino al 3%!” Sembrava impossibile pochi anni fa. Ora il tasso cattura la tua attenzione. Ma subito sorgono i dubbi: è davvero un affare? O c’è qualcosa che non vedi a prima vista? Come funziona davvero? E soprattutto: conviene veramente rispetto a quello che potresti fare con quei soldi in alternativa?
I libretti di risparmio a interessi crescenti sono prodotti postali o bancari in cui il tasso di rendimento aumenta progressivamente nel tempo, offrendo un incentivo a mantenere il capitale depositato fino alla scadenza. Il vantaggio principale risiede nella combinazione tra sicurezza garantita dallo Stato, gestione digitale semplice e una remunerazione che cresce negli anni, rendendoli attrattivi per i risparmiatori che dispongono di somme da bloccare senza urgenza di accesso immediato.
Quello che scoprirai qui è come distinguere la promessa dalla realtà, come leggere veramente il rendimento nascosto dietro le percentuali in grande, e soprattutto quando questi libretti hanno davvero senso nella tua situazione personale. La vera domanda non è “fino al quanto percento?”, ma “quanto renderà davvero il mio denaro, mese dopo mese, e meglio di cosa potrei fare?”
Perché oggi tutti parlano di questi libretti
Il contesto è cambiato. Fino a qualche anno fa, i tassi sui libretti ordinari erano praticamente azzerati: lo 0,1%, lo 0,5%, quasi nulla. Nel frattempo, l’inflazione erodeva silenziosamente il potere d’acquisto dei risparmi fermi. Molte persone accettavano questa realtà, rassegnate al fatto che “il risparmio non rende più come prima”. Poi è arrivato il cambio delle politiche monetarie e i tassi hanno ricominciato a salire.
A questo punto le banche e Poste Italiane hanno visto l’opportunità: proporre prodotti che promettono guadagni concreti, documentati e sicuri. Il messaggio è immediato e seducente. Un libretto con tasso crescente rappresenta una soluzione apparentemente senza compromessi: recuperi rendimento, mantieni la sicurezza, non devi fare nulla di complicato. Perfetto per chi ha soldi fermi e non sa dove metterli.
Ma il vero motivo per cui “tutti ne parlano” è più profondo. Viviamo in un momento di incertezza economica, dove le persone cercano simultaneamente due cose incompatibili: il massimo guadagno possibile e l’assoluta mancanza di rischio. I libretti a interessi crescenti sembrano promettere entrambi. Ecco perché le agenzie bancarie e gli uffici postali li mettono in primo piano, e perché i social e i siti di finanza personale li discutono costantemente.
La domanda però rimane sospesa: è davvero conveniente per chiunque, o il vantaggio dipende da fattori specifici che la pubblicità non menziona?
Cosa sono (davvero) i libretti di risparmio a interessi crescenti
Per capire se convengono, devi prima eliminareparte della confusione terminologica. Con “libretto di risparmio a interessi crescenti” si intende un prodotto dove il tasso di interesse applicato al tuo capitale aumenta progressivamente nel corso dei anni di durata del vincolo. Non è una cosa magica: è semplicemente un modo di strutturare i rendimenti per incentivare chi mantiene il deposito fino alla scadenza.
Un esempio semplice: immagina un libretto a tre anni. Anno 1: tasso dell’1%. Anno 2: tasso del 2%. Anno 3: tasso del 3%. Se tieni i soldi per tutti e tre gli anni, benefici di tutti e tre i tassi, con la capitalizzazione annuale che trasforma progressivamente il tuo capitale. Se ritiri dopo due anni, godrai solo il tasso dell’1% nel primo anno e del 2% nel secondo: perdi l’anno più vantaggioso.
La differenza cruciale è tra due categorie di prodotti che spesso vengono confusi:
I libretti veri e propri, come il libretto postale smart o i corrispettivi bancari, che permettono prelievi e depositi anche durante la durata, ma con tassi che cambiano in base a quando ritiri. Qui la flessibilità convive con la penalizzazione se interrompi il vincolo.
I “depositi vincolati con struttura crescente” (talvolta venduti insieme ai libretti, ma tecnicamente diversi), dove il tuo capitale è completamente bloccato fino a scadenza, ma i tassi sono appunto crescenti.
Nella pratica italiana, Poste Italiane e le principali banche propongono varianti ibride: libretti che permettono prelievi gratuiti, ma il vantaggio massimo si raggiunge solo se mantieni il fondo integro fino alla data prestabilita. È una scelta intelligente dal punto di vista del marketing: non ti senti intrappolato, ma sei psicologicamente incentivato a non ritirare.
Gli interessi si calcolano normalmente: su base annuale, dal giorno del deposito al giorno del prelievo (o della scadenza). Se il libretto è a interessi crescenti, il tasso applicato al secondo anno sarà superiore al primo, e così via. Alla fine, se hai mantenuto il capitale fino alla scadenza, ricevi il rendimento lordo totale, al quale va sottratta l’imposta (in Italia, il 26% per i normali conti bancari, ma il 12,5% o esenzioni per certi prodotti postali).
La confusione nasce perché questi libretti non sono né totalmente vincolati (come un deposito bancario classico) né totalmente flessibili (come un conto corrente). Si situano in una terra di mezzo, e questa ambiguità è parte del loro appeal di marketing.
Come funzionano nella pratica: esempi numerici concreti
La teoria è interessante, ma i numeri dicono la verità. Vediamo come si traduce tutto in cifre reali e in quanto denaro entra effettivamente nelle tue tasche.
Scenario 1: mantieni il libretto fino a scadenza
Supponi di depositare 10.000 euro in un libretto di risparmio a interessi crescenti a tre anni con questa struttura:
- Anno 1: 1,0% lordo
- Anno 2: 2,0% lordo
- Anno 3: 3,0% lordo
Il primo anno, guadagni 100 euro (1% di 10.000). Il secondo anno, il tasso sale al 2%, ma applicato al capitale più gli interessi capitalizzati, quindi su circa 10.100 euro: guadagni circa 202 euro. Il terzo anno, stesso meccanismo con il 3%, applicato ora a circa 10.302 euro: guadagni circa 309 euro.
Totale lordo: circa 611 euro su tre anni, per un rendimento medio del 1,97% annuo lordo.
Qui c’è il primo “inganno” psicologico: la banca pubblicizza il “3%”, e tu pensi di guadagnare il 3% ogni anno. In realtà, il 3% si applica solo il terzo anno, e il rendimento medio è meno della metà. Non è una frode legale, ma è marketing intelligente: l’occhio cade sul numero più grande.
Scenario 2: ritiri i soldi dopo 18 mesi
Ora immagina lo stesso libretto, ma tiri fuori i soldi dopo 18 mesi perché ti serve un anticipo per una macchina. Cosa succede?
Dipende dalle condizioni del prodotto. Alcuni libretti permettono il ritiro gratuito, ma il tasso scende significativamente. Invece di applicare il 2% per il secondo anno completo, potrebbe applicare un tasso inferiore (magari l’1% o l’1,5%) per i mesi dall’anno 2 oltre il primo anno. Potresti ritirare 10.150 euro, non 10.200. Hai perso il “bonus” di fine vincolo, e il danno è tanto più grave quanto più ci sono anni rimasti.
Alcuni libretti bancari invece hanno penali esplicite: se ritiri prima della scadenza, gli interessi maturati vengono ridotti di una certa percentuale. Ancora peggio per chi non legge il contratto.
Scenario 3: il ruolo delle tasse
Ricordi quei 611 euro lordi? Se il libretto non è postale (e quindi non gode dell’aliquota agevolata del 12,5%), devi applicare l’imposta sostitutiva del 26% (salvo eccezioni). Gli interessi diventano 611 – (611 × 0,26) = 611 – 159 = 452 euro netti. Il rendimento medio scende al 1,45% annuo netto.
Se è un libretto postale, invece, l’aliquota è più bassa: 12,5%. In quel caso, 611 – (611 × 0,125) = 611 – 76 = 535 euro netti. Rendimento medio 1,71% annuo netto.
Questa differenza fiscale è tutt’altro che marginale. Molti risparmiatori la ignorano fino a quando non vedono la dichiarazione dei redditi.
Il confronto istantaneo con altre opzioni
Se sul medesimo importo (10.000 euro) ti propongono invece:
- Un conto deposito vincolato a 3 anni al 2% lordo annuo fisso: renderà 10.000 × 1,02^3 = 10.612 euro lordi, tasse escluse. Netto (26%): circa 10.461 euro, ossia 461 euro netti, rendimento medio 1,48% annuo netto.
- Un buono fruttifero postale Premium a 1 anno al 3,50%: renderà 350 euro lordi nel primo anno. Con aliquota 12,5%: 306 euro netti.
Il confronto dipende da come combini i prodotti e da quanto tempo hai. Non esiste una “risposta universale”.
Quando convengono davvero (e quando no)
Ora arriviamo al nocciolo della questione: in quali situazioni di vita questi libretti hanno davvero senso? E in quali è meglio cercare alternative?
Situazioni in cui convengono
Hai una somma che puoi bloccare per 2-3 anni senza stress. Questo è il primo criterio. Se hai accumulato risparmi che non tocchi comunque, e la tua riserva di liquidità è solida (mesi di stipendio sul conto corrente), allora un libretto a interessi crescenti non cambia la tua qualità della vita. Fa semplicemente rendere quello che altrimenti non renderebbe.
Cerchi sicurezza prima del rendimento massimo. Hai visto il mercato azionario fare -15% e hai deciso che non è per te, o semplicemente vuoi dormire tranquillo. I libretti di risparmio, specie quelli postali, sono garantiti dallo Stato italiano (attraverso il FITD, il Fondo di Garanzia dei Depositanti). Questo scudo non esiste per azioni, ETF o obbligazioni corporate (anche se le obbligazioni di Stato hanno garanzia sovrana). Se la sicurezza vale più di un extra 0,5% di rendimento, il libretto ha senso.
I tassi offerti sono veramente competitivi per il periodo. Non è scontato. Un libretto a interessi crescenti con media finale del 1,8% lordo non vale la pena se un conto deposito non vincolato ti offre l’1,75% lordo. O se i BTP decennali (dopo tasse) rendono il 2,1%. Devi sempre controllare quale sia la vera alternativa al momento della sottoscrizione.
Hai una strategia di risparmio pluriennale e diversificata. Se la tua idea è di mettere il 30% del flusso di cassa mensile in un libretto a interessi crescenti, il 30% in un conto deposito a breve, il 20% in BTP e il 20% in fondi, allora il libretto diventa una componente sensata del portafoglio. Non è il contenitore unico, ma una parte di un puzzle più grande.
Situazioni in cui NON convengono
Rischi concretamente di prelevare soldi prima della scadenza. Se la tua situazione di lavoro è precaria, o hai grandi spese in vista (ristrutturazione, auto, figlio che va a università), i soldi non sono davvero “bloccabili”. Il libretto a interessi crescenti diventa una trappola psicologica: pensi di averli investiti a lungo termine, ma quando serve il denaro, lo ritiri comunque, perdendo la parte migliore dei rendimenti. Meglio un’opzione più liquida, anche se rende di meno.
Il tasso medio è basso rispetto alle alternative vere e proprie. Fai i conti con carta e penna (o un foglio Excel). Se il rendimento medio netto del libretto a interessi crescenti è l’1,2% annuo, e un conto deposito non vincolato (completamente flessibile) ti offre l’1,1%, allora sì, il libretto vince di poco. Ma se il conto deposito non vincolato offre il 2%, il libretto a crescente ha perso ogni appeal, almeno per la parte di soldi che ritieni possa restare liquida.
Ignori l’inflazione. Abbiamo visto che tassi come l’1,5-2% lordo netto potrebbero sembrare buoni. Ma se l’inflazione è al 2-3% annuo, il tuo potere d’acquisto si riduce comunque. Un libretto che rende meno dell’inflazione è in realtà una perdita, lenta ma sicura. Devi verificare se il tasso offerto almeno copre l’inflazione attesa, o se almeno è la migliore opzione disponibile nonostante questo rischio.
Conosci alternative più liquide con tassi simili. I buoni fruttiferi postali specifici, alcuni conti deposito svincolabili con tassi introduttivi interessanti, o addirittura obbligazioni di breve scadenza: se esistono prodotti comparabili nel rendimento ma più flessibili, il libretto perde il suo vantaggio principale.
Errori comuni, trucchi di marketing e falsi miti
Quasi tutti commettono gli stessi errori di valutazione quando si trovano di fronte a un’offerta di libretto a interessi crescenti. Vediamoli e impariamo a evitarli.
Errore 1: Guardare solo il tasso massimo
È il più frequente. La banca mette in grande “3%” o “fino al 4%”, e il cervello si ferma lì. “Ah, 4%! Prendo!” Dimetti che il 4% (o il 3%) si applica solo l’ultimo anno, o solo su nuova liquidità, o solo sotto certe condizioni. Il rendimento medio è sempre inferiore al tasso massimo pubblicizzato, talvolta significativamente.
Errore 2: Sottovalutare il proprio comportamento
“Non toccherò mai quei soldi, te lo giuro.” Sei sincero al momento della sottoscrizione. Ma la vita non segue il piano. Una emergenza medica, un’occasione di investimento, una crisi lavorativa: improvvisamente la promessa di “vincolo fino al 2027” diventa una gabbia. Se ritiri anticipatamente, perdi il vantaggio principale. Molti risparmiatori ammettono, a posteriori, di aver sottovalutato questa probabilità.
Errore 3: Dimenticare tasse e bollo
Il libretto promette il “2% lordo”. Lordo significa prima delle tasse. Se il libretto non è postale (aliquota 12,5%), la tassazione è al 26%. Su 200 euro di interesse, ne togli 52. Il netto scende a 148, e la tua percezione del rendimento crolla. Persino i libretti postali hanno il 12,5%, che non è zero.
Errore 4: Cadere nelle promozioni temporanea
“Offerta valida fino al 31 dicembre!” “Tassi promozionali solo per i nuovi clienti!” “Solo su depositi in essere prima del 30 novembre!” Queste clausole sono comuni. Un tasso attraente potrebbe scadere dopo sei mesi, e poi ridursi. Un tasso interessante potrebbe applicarsi solo alla “nuova liquidità”, ossia soldi che non avevi già sul conto. È marketing intelligente, ma bisogna leggerlo.
Errore 5: Il falso mito della sicurezza assoluta
“Il libretto postale è sempre più sicuro di un conto bancario.” Non è vero in assoluto. La sicurezza dipende da chi emette il prodotto e quale garanzia ha. Un libretto postale emesso da Poste Italiane gode della garanzia dello Stato, fino a 100.000 euro per cliente, attraverso il FITD. Un conto deposito presso una banca importante, sempre in Italia, ha la medesima copertura. La differenza non è nella sicurezza nominale, ma negli aspetti operativi (prelievo, gestione digitale, trasparenza).
Errore 6: Non confrontare davvero le alternative
“Mi propongono questo libretto, quindi lo prendo.” Senza confronto. Invece, dovresti mettere a fianco un’altra opzione (un conto deposito non vincolato, un BTP, un buono fruttifero) e confrontare il rendimento netto, la flessibilità e il tempo richiesto per decidere. Solo allora il libretto assomiglia o no alla scelta migliore.
Mini guida pratica: valutare un’offerta in 5 minuti
Accorciamo il tempo. Quando ti propongono un libretto a interessi crescenti, segui questi passi rapidi.
Passo 1: Estrai tutti i tassi anno per anno
Prendi il prospetto informativo. Se dice “Tasso dello 0,5% il primo anno, 1,5% il secondo, 2,5% il terzo”, segnati bene tutti i numeri. Non fermarti al massimo. Calcola il rendimento medio lordo usando questa formula semplificata: (importo iniziale × tasso 1 × 1 anno + importo aggiustato × tasso 2 × 1 anno + …) diviso per gli anni totali. Excel o una calcolatrice online fanno il lavoro in pochi secondi.
Passo 2: Verifica vincolo e prelievo anticipato
La domanda cruciale: posso ritirare senza penali prima della scadenza? Se sì, a quale tasso? Se no, quale è la multa? Leggi la risposta nel contratto. Se la clausola non è chiara, chiedi alla banca per iscritto (via email, così rimane traccia).
Passo 3: Calcola il rendimento netto
Prendi il rendimento lordo medio che hai calcolato al passo 1. Applica l’aliquota fiscale: 26% se bancario normale, 12,5% se libretto postale. Il numero che rimane è il rendimento netto reale. È questo che conta per la tua tasca.
Passo 4: Confronta con tre alternative minime
- Un conto deposito vincolato di durata simile (presso la stessa banca o un’altra, non importa). Che tasso offre? È lordo o netto già applicato?
- Un BTP di durata simile (o un buono fruttifero postale classico). Quali sono i rendimenti? Dopo tasse, come si posizionano?
- Un conto deposito NON vincolato presso la stessa banca o un’altra. Quale tasso offre, sapendo che puoi ritirare quando vuoi?
Tre numeri per tre prodotti diversi. Confronta il rendimento netto annuale. Se il libretto a interessi crescenti è il migliore, e riesci a tenere i soldi bloccati, è una candidato serio. Se non è il migliore, domandati se la differenza vale la perdita di flessibilità.
Passo 5: Chiediti onestamente il vero vincolo
Per quanto tempo davvero puoi bloccare quei soldi senza stress? Non “teoricamente”, ma realisticamente, considerando la tua situazione lavorativa, le spese attese, le riserve di liquidità. Se la risposta è “massimo 18-24 mesi, non di più”, allora un libretto a tre anni è una cattiva idea, anche se il tasso è interessante. La probabilità di prelievo anticipato è troppo alta.
Come inserirli (o no) nella tua strategia di risparmio
Torniamo al punto di partenza: soldi fermi sul conto corrente, nessun rendimento, banca che ti chiama con la proposta del libretto. Cosa fai, ora che sai come leggerli e valutarli?
La decisione consapevole
Grazie a quello che hai letto qui, puoi ora:
Distinguere il marketing dal rendimento reale. Sai che “fino al 3%” non significa 3% ogni anno. Sai calcolare cosa entra davvero nelle tue tasche.
Valutare il tuo comfort personale con il vincolo. Non è una decisione puramente economica; è anche psicologica e pratica. Se il libretto ti tiene sveglio di notte (“Ma se avessi bisogno dei soldi?”), non vale l’extra 0,3% di rendimento.
Confrontare rapidamente con le alternative disponibili. Senza confronto, qualsiasi offerta sembra buona. Con il confronto, emergono le scelte veramente intelligenti.
Possibili strategie
Opzione 1: Il libretto a interessi crescenti come fondazione. Se hai risparmi solidi e una riserva di liquidità sicura, metti una parte (magari il 40-50%) in un libretto a interessi crescenti a media durata (2-3 anni). Il resto rimane in conti flessibili, buoni fruttiferi di breve termine o BTP. In questo modo, guadagni rendimento progressivo su una quota, mantenendo flessibilità sul resto.
Opzione 2: Solo se le alternative non vincono. Se un conto deposito non vincolato (completamente flessibile) ti offre un rendimento netto pari o superiore, scegli quello. La tranquillità di poter prelevare senza penali vale di più dell’incertezza legata al vincolo. Il libretto a interessi crescenti ha senso solo se il rendimento extra giustifica il sacrificio di flessibilità.
Opzione 3: Niente libretto, tutto diversificato. Se i tassi di mercato sono bassi e l’inflazione non è coperta, considera di allocare diversamente: BTP, buoni fruttiferi brevi, conti deposito a breve, e magari una quota in fondi o ETF. Il libretto a interessi crescenti potrebbe non trovare spazio nella tua strategia.
L’invito pratico finale
Prima di firmare il prossimo libretto a interessi crescenti che ti propone la banca, prenditi 10 minuti. Prendi la documentazione. Segui i cinque passi della mini guida: calcola il rendimento medio netto, verifica il vincolo, confronta con tre alternative, chiediti se davvero puoi resistere al prelievo anticipato.
Scrivi i numeri su un foglio. Confronta la resa reale. Poi decidi tu, consapevolmente, se il libretto conviene o no. Non lasciare che sia lo slogan pubblicitario a deciderlo al posto tuo. Questo è il modo di trasformare una proposta commerciale in una scelta finanziaria intelligente.




