Attenzione alla nuova tassa di successione: ecco chi rischia di dover pagare molto di più

Dal 1° gennaio 2025, l’imposta di successione in Italia cambia profondamente. La principale novità è l’introduzione dell’autoliquidazione, un sistema che responsabilizza i contribuenti nel calcolare e versare autonomamente l’importo dovuto. Insieme alle modifiche procedurali, arrivano anche nuove aliquote e franchigie che possono impattare significativamente l’ammontare finale da pagare. Sebbene il sistema sia stato semplificato sotto alcuni aspetti, per molti eredi il carico tributario può risultare più pesante.

La riforma dell’imposta di successione introduce l’autoliquidazione, dove gli eredi calcolano autonomamente l’importo dovuto in base alle aliquote e franchigie applicabili alla loro categoria di parentela, versando il 20% entro 90 giorni e il resto in rate.

Le novità principali del 2025

Con l’entrata in vigore del Decreto legislativo n. 139/2024, la gestione dell’imposta di successione abbandona il sistema tradizionale dove gli uffici competenti liquidavano l’imposta. Ora i soggetti obbligati al pagamento devono calcolare e versare autonomamente l’importo sulla base della dichiarazione di successione presentata. Questo cambiamento richiede maggiore accuratezza e consapevolezza da parte degli eredi, poiché un errore nel calcolo può comportare conseguenze economiche significative.

Il versamento deve avvenire entro 90 giorni dalla presentazione della dichiarazione. Per importi superiori a 1.000 euro, è possibile rateizzare il pagamento: almeno il 20% entro i 90 giorni, mentre il resto può essere suddiviso in 8 rate trimestrali (o fino a 12 rate se l’importo supera i 20.000 euro).

Le aliquote e le franchigie nel dettaglio

Le percentuali applicate variano in base al grado di parentela con il defunto, e questa distinzione determina chi effettivamente rischia di pagare cifre più elevate.

Coniugi e parenti in linea diretta

La categoria più privilegiata comprende il coniuge e i parenti in linea retta, come figli e genitori. Per questi eredi, l’aliquota applicata è del 4% sul valore complessivo netto eccedente 1 milione di euro per ciascun beneficiario. Questa franchigia elevata permette a molti eredi di questa categoria di ricevere l’eredità con un onere fiscale ridotto o addirittura nullo se il valore non supera il milione.

Fratelli e sorelle

I fratelli e le sorelle godono di una protezione fiscale intermedia con un’aliquota del 6% e una franchigia di 100.000 euro per ciascun erede. Questo significa che l’imposta si calcola solo sulla parte dell’eredità eccedente questa soglia.

Altri parenti e soggetti non imparentati

Qui si concentra il maggior carico fiscale. Gli altri parenti fino al quarto grado (zii, nipoti, cugini di primo grado) e gli affini in linea retta o collaterale fino al terzo grado pagano il 6% senza alcuna franchigia. Ancora più gravosa è la situazione per tutti gli altri soggetti non legati da vincoli di parentela: per loro scatta l’aliquota dell’8% e nessuna franchigia applicabile.

Chi rischia di pagare molto di più

L’effetto potenzialmente più significativo della riforma riguarda proprio coloro che non rientrano nelle categorie protette. Gli eredi della seconda categoria (fratelli e sorelle) vedono l’impatto maggiore quando l’eredità supera i 100.000 euro, poiché da quel punto in poi ogni euro aggiuntivo è tassato al 6%. Per gli altri parenti o per persone senza legami familiari, l’assenza totale di franchigia trasforma ogni successione, anche modesta, in un onere fiscale immediato.

Un altro fattore aggravante è il nuovo termine di pagamento, che concentra l’obbligo entro i 90 giorni. L’impossibilità di rateizzare importi inferiori a 1.000 euro, pur essendo una facilitazione per i piccoli importi, rappresenta comunque un vincolo stringente per chi non dispone di liquidità immediata.

Come organizzare il pagamento

Prima di affrettarsi al versamento, è essenziale calcolare con precisione l’importo dovuto sulla base della dichiarazione di successione. Errori nel calcolo dell’imposta principale possono essere corretti dall’Agenzia delle Entrate entro due anni, ma questo non elimina possibili interessi o sanzioni.

La rateizzazione come risorsa

Quando l’importo supera i 1.000 euro e consente la rateizzazione, è conveniente valutare questa opzione per gestire meglio la liquidità. Versare il minimo del 20% entro 90 giorni consente di distribuire il carico nel tempo, con le rate restanti spalmate nei trimestri successivi. Tuttavia, è fondamentale rispettare scrupolosamente i termini: il mancato pagamento della prima rata entro i 90 giorni compromette l’intera rateizzazione e rende l’importo interamente dovuto.

Dalla data di apertura della successione, coincidente con il decesso del disponente, i contribuenti devono tenere a mente che l’intero processo ora riposa sulle loro spalle. Un calcolo consapevole e tempestivo, magari con l’ausilio di professionisti, rimane la scelta più prudente per evitare sorprese sgradite e sanzioni amministrative.

CastellaPress

CastellaPress

Articoli: 73

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *