Negli ultimi anni, sempre più italiani ricorrono alle cassette di sicurezza in banca per proteggere oro, gioielli, documenti e contanti da furti domestici e volatilità economica. La percezione diffusa è che “in banca tutto è al sicuro”, anche dal Fisco. Ma è un equivoco pericoloso. Le cassette non sono illegali; il problema emerge quando contengono beni di cui non puoi provare la lecita provenienza o redditi mai dichiarati.
Una cassetta di sicurezza costa mediamente 50-200 euro annui con copertura assicurativa inclusa. Il vero rischio non è la custodia fisica, ma l’uso per nascondere redditi o patrimoni non dichiarati, che comporta sanzioni dal 30% al 100% dell’importo, oltre a interessi e possibili confische.
Perché tornano di moda (e il lato oscuro)
Gli italiani cercano protezione fisica e privacy in un clima di sfiducia verso il sistema bancario e crescente interesse per beni tangibili. Tuttavia, nascondere patrimoni senza giustificazione legale è illegale. Il Fisco non conosce automaticamente il contenuto della tua cassetta, ma può scoprirlo attraverso controlli incrociati sui conti correnti, indagini finanziarie e verifiche sulla fonte di arricchimento.
Quanto costano le cassette di sicurezza nel 2025
I prezzi variano sensibilmente per banca e territorio. Intesa Sanpaolo applica 6 euro per decimetro cubo fino a 250 dmc (canone minimo 45 euro annui). UniCredit offre 4,30 euro al litro, circa 26 euro all’anno per cassette da 6 litri standard. Poste Italiane propone tariffe fisse: piccola 125 euro, media 190, grande 250. Banco BPM parte da 10 euro mensili. Il range generale è 50-300 euro annui, cui si aggiungono eventuali commissioni per duplicati di chiavi, aperture forzate o servizi aggiuntivi.
Cosa puoi custodire (e cosa attira controlli)
Beni leciti da depositare includono gioielli, oro fisico, documenti importanti, opere d’arte di formato ridotto e supporti digitali. I contanti sono più critici: grosse somme vengono presuntivamente considerate reddito non dichiarato, salvo prova di provenienza lecita (eredità documentata, donazione notarile, risparmi tracciati negli anni precedenti). Asset finanziari e titoli richiedono attenzione se collegati a redditi esteri o investimenti non comunicati.
Quando il Fisco entra nel mirino della tua cassetta
La cassetta di sicurezza stessa non va dichiarata nel modello RW se domiciliata in Italia. Vanno invece segnalati: redditi prodotti dai beni custoditi, investimenti finanziari esteri collegati a documenti in cassetta, e somme di contanti chiaramente frutto di redditi mai dichiarati. Il Fisco accede alla cassetta mediante autorizzazione e controlli su movimenti bancari, successioni ereditarie e anomalie patrimoniali rilevate dal sistema di antiriciclaggio.
Rischi concreti: sanzioni e conseguenze penali
Se scoperto con beni o contanti non giustificati, rischi recupero totale delle imposte evase, sanzioni amministrative dal 30% al 100%, interessi composti e possibili sequestri o confische. Oltre determinati importi scatta l’evasione fiscale vera e propria, con iscrizione nel registro degli indagati e processo penale. Gli effetti si estendono anche a successioni ereditarie e blocchi di patrimonio.
Come usare la cassetta senza paura del Fisco
Custodisci solo ciò di cui puoi dimostrare provenienza lecita: conserva ricevute, perizie, contratti di donazione notarile, estratti conto che provano i risparmi. Consulta il commercialista per capire se compilare i quadri RW e RT, e valuta il ravvedimento operoso prima di controlli. Evita depositi massici di contanti in nero e privilegia strumenti finanziari tracciabili.
Vale davvero la pena attivarla
Sì, se usi la cassetta nel pieno rispetto degli obblighi fiscali. I costi sono contenuti, la protezione fisica reale. La vera sicurezza non è solo blindare il contenuto, ma renderlo pienamente difendibile in caso di accertamento. Investire pochi euro l’anno in legittimità previene costi enormemente superiori in sanzioni e contenziosi.




