Ti è mai capitato di potare l’ulivo in buona fede e ritrovarti con pochissime olive l’anno seguente? Molti coltivatori affrontano questo dilemma senza capire il vero colpevole. La risposta non è sempre “ho tagliato troppo”: spesso è dove e cosa tagli che fa la differenza fatale. Una potatura dell’ulivo fatta male non solo riduce il raccolto; può compromettere la produttività per due o tre stagioni consecutive. In poche righe capirai l’errore numero uno da evitare e come trasformarlo in un’opportunità di aumento della produzione. La chiave non sta nel coraggio del taglio, ma nella consapevolezza di cosa vuole realmente la pianta.
Nelle prime settimane di potatura, la gestione della chioma determina il successo futuro. La potatura dell’ulivo è essenzialmente l’equilibrio tra rimozione strategica dei rami improduttivi e conservazione di quelli fruttiferi, permettendo alla luce di penetrare la canopia senza compromettere la capacità della pianta di generare fiori e frutti nel ciclo successivo.
Cosa vuole davvero un ulivo quando lo poti
Quando impugni le forbici, influenzi dove e come fruttificherà negli anni a venire. La potatura dell’ulivo gestisce la luce e l’energia della pianta: più luce entra nella chioma, più i rami producono fiori. L’aspetto cruciale che molti ignorano è che l’ulivo fruttifica sui rami dell’anno precedente. Se li elimini senza criterio, elimini direttamente le olive del raccolto futuro.
Esistono due tipologie completamente diverse: la potatura di formazione (alberi giovani, prima produzione) e la potatura di produzione (alberi adulti in raccolta). Nel primo caso il focus è creare una forma ben strutturata; nel secondo è mantenere una chioma equilibrata e produttiva. La regola d’oro che raramente insegnano: arieggia e illumina senza svuotare completamente la pianta.
L’errore da non fare mai: pulire troppo nel punto sbagliato
Molti confondono una buona potatura con una chioma completamente spoglia. L’errore consiste nel capitozzare (tagliare brutalmente la cima o grosse branche), nel rimuovere indiscriminatamente i rami fruttiferi credendoli “rametti inutili”, e nel lasciare solo legno vecchio e nudo.
Perché questa scelta è devastante? Togli esattamente i rami che porteranno i fiori e quindi le olive l’anno prossimo. La pianta reagisce allo stress emettendo tanti succhioni e polloni verticali, ma poca frutta. Riconosci questo errore quando vedi una chioma improvvisamente spoglia, con pochi rami giovani dal fogliame verde vivo. La lezione pratica è semplice: meno non è sempre meglio, e “pulito” non vuol dire produttivo.
Come capire cosa tagliare e cosa salvare
I rami che devi salvare sono quelli misti: di media dimensione, ben fogliati, inclinati a 45, 60 gradi e ricchi di gemme lungo la lunghezza. Sono loro a portare le olive l’anno prossimo.
I rami da eliminare sono chiari: i succhioni verticali eccessivamente vigorosi (rubano energia ma non fruttificano), i rami secchi o malati, quelli che si incrociano e si strofinano. Prima di ogni taglio, chiediti: “Questo ramo apre la chioma alla luce o la chiude?”.
La regola delle tre S riassume perfettamente il concetto: Sicurezza (niente rami pericolanti), Salute (togli sempre il secco e il malato), Luce (apri senza svuotare il centro).
I passaggi essenziali per una potatura che aumenta le olive
Scegli il momento giusto: fine inverno o inizio primavera (febbraio-marzo), quando il gelo è passato ma prima della fioritura. Evita autunno e estate.
Osserva prima di tagliare: gira intorno alla pianta e identifica la struttura principale. Inizia dall’evidente: elimina rami secchi e malati, poi quelli che incrociano e si strofinano.
Apri la chioma senza svuotarla: crea finestre di luce che penetrino il centro, lasciando però rami freschi e ben fogliati. Mantieni un’altezza gestibile per la raccolta. Fai pochi tagli ma mirati: è meglio tornare l’anno dopo con potature leggere che “uccidere” la produzione per due stagioni con un taglio drastico.
Se hai già rovinato una potatura: come rimediare
Se riconosci i segnali di una potatura sbagliata, tanti succhioni verticali, poche ramificazioni laterali, produzione calata, non tutto è perduto. L’ulivo sa perdonare. Seleziona alcuni succhioni promettenti come futuri rami di produzione, rimuovi gli altri gradualmente su due o tre anni, evitando nuovi tagli drastici.
Chiama un potatore esperto almeno una volta se la situazione è particolarmente compromessa: a volte una guida esterna e una visione locale fanno davvero la differenza.
Prima di salire sulla scala: cosa ricordarti
Ricorda: l’ulivo bello e sano oggi e produttivo domani dipende dalle scelte che fai in poche ore di lavoro. Conosci ora l’errore che azzera la produzione, cosa vuole davvero una pianta da una buona potatura, come riconoscere rami da tenere e da eliminare, e come programmare una potatura leggera ma costante negli anni.
Prima di tagliare, fai un giro mentale intorno all’albero e chiediti: “Questo ramo, se lo taglio, mi darà più o meno olive l’anno prossimo?”. La risposta guiderà la forbice.
L’ulivo non ha fretta: se non sei sicuro, è meglio un taglio in meno oggi che un raccolto vuoto domani.




